martedì 5 giugno 2012
primavera e autunno.
Margaret
id., 2011, USA, 150 minuti
Regia: Kenneth Lonergan
Sceneggiatura originale: Kenneth Lonergan
Cast: Anna Paquin, J. Smith-Cameron, Jeannie Berlin, Jean Reno,
Mark Ruffalo, Matt Damon, Matthew Broderick, Kieran Culkin
Voto: 7.6/ 10
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È uscito venerdì scorso in undici sale in tutta Italia (undici!) (in tutta Italia!) un film che l'America ha visto poco prima di Natale in distribuzione limitata e il Regno Unito in un solo cinema di Londra, spettacolo unico alle otto di sera. Arriva in Italia privo di locandina italiana e maldoppiato, ma povero Margaret, porta sulle spalle una storia tormentatissima: girato in realtà nel 2005, scritto e diretto da quel Kenneth Lonergan che aveva esordito col bel Conta Su Di Me e aveva collaborato, tra gli altri, con Martin Scorsese (e aveva ottenuto due nomination all'Oscar per la sceneggiatura originale), era previsto per il mercato americano due anni dopo, nel 2007. Ma la casa di distribuzione, la Fox Searchlight Pictures, si rifiutò di mandarlo al cinema perché troppo lungo (avevano più di tre ore di girato, e il regista non voleva drastici tagli). Si aggiunsero, a questo, due cause legali: la Fox cita il produttore Gary Gilbert accusandolo di non essere stato in grado di sostenere tutti i costi della pellicola e Gilbert, a sua volta, cita la Fox e Kenneth Lonergan accusandoli di non avergli permesso di terminare effettivamente il film. Pensando di essere davanti all'ennesimo prodotto fatto e mai venduto, i produttori Sidney Pollack ed Anthony Minghella tagliano i finanziamenti, il montaggio continua a subire delle modifiche mai decisive, gli anni passano e la pellicola continua a durare tre ore. È stato solo grazie al più recente aiuto dell'attore Matthew Broderick, che interpreta un professore nel film, che il montaggio si è concluso (per mano di Scorsese e approvato da Lonergan), grazie ad un assegno di più di un milione di dollari.
E il 30 settembre alcuni stati fortunati d'America l'hanno potuto vedere al cinema.
Anna Paquin (che all'epoca delle riprese aveva 23 anni e non era ancora la Sookie Stackhouse di True Blood) interpreta Lisa Cohen, una credibilissima diciassettenne figlia di genitori divorziati affidata, insieme al fratello, alla madre attrice teatrale. Intelligente quando vuole lei, inconsapevolmente sfacciata, frequenta una scuola privata in cui studia una matematica che non le piace (insegnata da Matt Damon) e una storia d'America di cui si sente partecipe, sempre accesa durante i dibattiti con i compagni: si parla, per tutto il film, di tante cose: dell'11 settembre, degli ebrei, degli israeliani, dei neri, del governo, dell'odio estero per gli americani, e poi dell'arte, della poesia, di Shakespeare, del teatro, del pubblico, del protagonismo del pubblico quando applaude troppo, dell'iniziazione sessuale, della parola “spinello”. Ci sono più di due ore e mezzo per parlare di tutte queste cose. Ma le recensioni che leggerete vi racconteranno soltanto l'episodio che scorre parallelo alla vita di Lisa Cohen: alla ricerca di un cappello da cowboy, un pomeriggio, insegue un autobus distraendo un conducente (Mark Ruffalo) che quel cappello ce l'ha in testa e provoca così, per un semaforo rosso non rispettato, un incidente: una signora attraversa la strada, viene investita, perde una gamba, dopo dieci minuti muore. E se all'inizio Lisa mente coi poliziotti e continua a vivere la sua vita di diciassettenne confusa, poi la storia della morte diventa un'ossessione che silenziosamente le si infila nella vita, recupera il numero dei parenti della vittima, cambia la deposizione, prende un avvocato, lotta perché l'autista venga licenziato.
Sua madre, a cui non si sente molto legata e che intanto esce con Jean Reno, si chiama Joan. La donna che la accompagnerà nella causa legale si chiama Emily. Nessuno, nel film, si chiama Margaret. Solo la ragazza a cui Gerald Manley Hopkins dedicò, nel 1880, la poesia “Primavera e Autunno” che viene letta in classe. Trovata intelligentissima per un film che apparentemente non trova il suo senso, che ci mostra episodi della vita di Lisa (la Paquin ha vinto per il ruolo il London Critics Circle Award) tanto inutili quanto imbarazzanti - la madre che si masturba, lei che rivela agli insegnanti di aver abortito; tutto sta in piedi su lunghissimi discorsi a due, tre, quattro persone inquadrate velocemente da dovunque, per dialoghi a volte impeccabili (lei e sua madre che litigano) a volte non riusciti (lei e il padre che parlano al telefono).
Forse affronta troppi temi, forse il doppiaggio toglie la bravura a molti attori. Forse c'è della poesia (soprattutto nella scena finale ma anche in molti esterni, accompagnata dalla musica di Nico Muhly non bravo quanto in The Reader) che non colgo. Faccio una fatica immane a dare un voto.
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