domenica 10 giugno 2012
W.Evita.
W.E.
id., 2011, UK, 119 minuti
Regia: Madonna
Sceneggiatura originale: Madonna & Alek Keshishian
Cast: Abbie Cornish, Andrea Riseborough, James D'Arcy,
Oscar Isaac, Richard Coyle, David Harbour
Voto: 5.9/ 10
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Avevamo lasciato Abbie Cornish in un campo di lavanda a covare l'amore poetico per John Keats in un sufficiente film (Bright Star) dalle eccelse scene, e ce la ritroviamo qui smagrita e vestita di nero che fissa silenziosamente gioielli non nel remake di Colazione Da Tiffany ma in quello di una fiabona anni '30 con contaminazioni del presente: suo marito, presumiamo medico, non torna quasi mai a casa la sera e non vuole fare sesso perché lei è ossessionata dal rimanere incinta. Privata anche del lavoro abbandonato per amor dell'uomo, Wally l'annoiata non ha proprio niente da fare, e allora cammina piano per il lungo corridoio di legno di casa sua, unica stanza che c'è dato vedere, mentre la radio e la televisione raccontano i primi anni d'amore tra Wallis Simpson ed Edoardo VIII. Una sua amica, guarda un po', lavora da Sotheby's non sappiamo in che ufficio e la invita all'esposizione di cimeli e suppellettili della regale travagliata coppia, e Wally ci va, tutti i giorni, tanto che fa amicizia con l'uomo della sicurezza sbarcato dalla Russia il cui nome, guarda un po', inizia con la E.
Ossessionata pure dalla storia della cianotica e magrissima signora Simpson, già due volte divorziata prima di imbattersi in sua altezza “David”, Wally tocca gli oggetti esposti e toglie i vestiti dalle grucce, cosa assolutamente fattibile ad una mostra in galleria, certo, e ogni tanto chiude gli occhi e immagina ciò che succedeva nel Forte Belvedere sessant'anni prima. Egregia nell'accento anglo-americano e nelle movenze, Andrea Riseborough (già nei panni di Margaret Tatcher in un film per la TV 2008) interpreta immensamente l'interessata e interessante Wallis del primo dopoguerra, l'unica donna che si pone con curiosità davanti al sovrano e lo tratta senza i guanti (che però sempre indossa). Sposata in realtà a un altro uomo, non capiamo bene, nella seconda parte, cosa le succeda, quando Edoardo annuncia al microfono (ciao, Il Discorso Del Re) che rinuncerà al trono per stare accanto alla donna che ama. E dopo questo momentone tutto musica e montaggio frettoloso, ecco che ne segue un altro, e poi un altro ancora, per un finale melenso con ennesimo incontro delle due donne che conclude una fiaba che per tutto il tempo si nomina ma non vorrebbe essere tale.
Squadra vincente non si cambia, Madonna chiede ad Alek Keshishian che la diresse nel '91 nel documentario A Letto Con Madonna (che a lei valse la sesta di sedici nominations ai Razzie) di collaborare alla sceneggiatura; furbone, lui si auto-cita in un brindisi durante il film nominando la sua unica pellicola da regista, Amore E Altri Disastri, con la compianta Brittany Murphy; furbona, lei si auto-cita in un rotolamento in spiaggia tra i due amanti clandestini ricordando il disastro combinato in Travolti Dal Destino. Il tutto è condito da scene ben fotografate che poi si sbriciolano in una quantità industriale di primi piani e soprattutto dettagli, soprattutto di gambe e mani, sgranatissimi e quasi amatoriali, che ricordano il precedente Sacro E Profano. Ma se là si faceva dell'originalità tra personaggi e attori, qua ci si siede su un trono di qualcun altro per confezionare un film che può piacere al pubblico e che a Madonna piace per prima, credendosi femminista ed emancipata, che in fondo però racconta la necessità femminile di avere a tutti i costi un uomo e l'incapacità di allontanarsi da lui, anche se tira calci nel ventre.
Nel calderone del già visto e dell'improbabile (su tutte, la scena della danza senile) brillano due cose, oltre alla Riseborough: la musica di Abel Korzeniowski (che esordì con Metropolis), giustamente candidata al Golden Globe, e i costumi di Arianne Phillips (che vestì Madonna in tre tour) giustamente candidati all'Oscar. Ma nessuno dei due ha vinto niente: solo Madonna, per una canzone stupida e inascoltabile, si porta a casa il secondo Golden Globe dopo quello per Evita che, capiamo adesso, l'ha tanto segnata.
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