mercoledì 20 giugno 2012
Cannes65: Paradise Love.
Paradise: Love
Paradies: Liebe, 2012, Austria, 130 minuti
Regia: Ulrich Seidl
Sceneggiatura originale: Ulrich Seidl & Veronika Franz
Cast: Margarete Tiesel, Peter Kazungu, Inge Maux, Dunja Sowinetz
Voto: 7.8/ 10
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Prima parte di una trilogia che al momento non esiste ma che promette di parlare di ciò che per l'occidentale medio è il “paradiso”, e cioè la vacanza esotica su spiagge africane (continuerà con un ritiro spirituale cattolico e con un campeggio per ragazzi sovrappeso), Paradise: Love segna il ritorno di Ulrich Seidl sul grande schermo e sulla croisette a Cannes dopo Import/Export del 2007. E ritorna, Seidl, come l'avevamo lasciato: con una sorta di disprezzo profondo per i suoi conterranei austriaci e con la crudezza quasi volgare che l'ha contraddistinto (leggi: Canicola) mentre sullo schermo passano immagini impeccabili, bellissime, simmetriche e colorate e ben riempite.
Questa è la storia di Teresa, addetta al funzionamento delle macchine da scontro, con una figlia a casa che mette le scarpe sporche sul letto, cinquantenne abbondante, grande di seno e di girovita, con più carne che capelli biondi. È, nel suo modo di camminare dondoloso e nella sua risata nervosa, la tipica donna sola e insoddisfatta, né sicura né insicura, che ascolta i racconti delle sue amiche coetanee sui viaggi in Kenya e sulla quantità di maschioni a disposizione e si lascia convincere e stregare, e così parte, lasciando a casa figlia e lavoro e godendosi il sole cocente dell'Africa sul mare e le chiacchiere in sedia a sdraio sull'uomo ideale. Appena fa due passi viene circondata e bloccata da giovani neri che cercano di venderle collane, sculture, gite, bracciali, e insistono, e insistono, e lei dice «no grazie» in tedesco, in inglese, fino a quando uno su tutti ha la meglio e la ammalia. Lei si lascia ammaliare, ci finisce a letto, lui le chiede soldi per la sorella, per la figlia della sorella, per il padre malato in ospedale. Capisce l'inghippo e lo molla. Ne trova un altro, pare migliore del precedente, inizia a chiederle soldi per il fratello che ha fatto un incidente. Capisce l'inghippo e se ne sta sola in camera d'albergo a passare il giorno del suo compleanno, ma le amiche hanno una sorpresa: la scena più latentemente volgare e fastidiosa mai vista al cinema, che completa magnificamente questo quadro sul turismo sessuale.
Da vittima, sempre di celeste vestita, Teresa finirà per essere carnefice mentre intorno avrà solo stoffa rosa. Il sogno d'amore si è consumato nel portafogli, insieme alle banconote, e tutto ciò che vuole, adesso, è l'appagamento sessuale.
Impossibile non paragonare questo film a Verso Il Sud di Laurent Cantet che pure aveva una protagonista splendida (Charlotte Rampling) che andava in gita di piacere verso il Sud, appunto, ma quello era ambientato negli anni '70 e non era tremendamente crudo come questo. Seidl lascia spesso la camera ferma al centro di una stanza e ci mostra cosa succede, in scene lunghissime ma mai statiche, in stanze piene di geometrie e prive di musica, e poi segue Teresa, mentre cammina di spalle come Gus Van Sant, mentre si cala dagli scogli: si chiama Margarete Tiesel e sfiora la perfezione; coraggiosissima nell'accettare questo ruolo, spontanea, reale, credibilissima quando si ubriaca, quando si impappina parlando due lingue, quando viene punta da un riccio. Prova di recitazione notevole ben sorretta da quelle attorno, soprattutto dei ragazzi neri che la accompagnano in stanza d'albergo e parlano un inglese masticato.
Cannes 2012 ci dona un altro film intriso di sesso esplicito e perenni nudità. E poi dicono che i festival sono per i vecchi noiosi.
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